Soltanto pochi giorni fa la stampa aveva dato notizia della sentenza del Tribunale di Trento in merito alla Variante 13 proposta dalla precedente amministrazione Mosaner di cui è stata riconosciuta la piena legittimità (destinazione dell’area a parco pubblico).Ora apprendiamo della volontà dei proprietari di ricorrere alla Corte di Cassazione per tentare un’altra volta di sovvertire i precedenti verdetti e continuare a pretendere di vedere riconosciuti i propri intenti di edificazione.
Ancora una volta la sentenza conferma l’amministrazione comunale nel suo compito di pianificare la prossima variante urbanistica con l’obiettivo del pubblico interesse onorando anche gli impegni elettorali presi con la cittadinanza.
Pensiamo che la sentenza abbia riaperto e rafforzato la prospettiva, da noi e da molti cittadini auspicata, di vedere realizzato quel parco pubblico così necessario alla città, ormai soffocata dal cemento e dall’asfalto.
È il momento di dare una svolta a questo contenzioso, che sta dividendo ed avvelenando la politica e la vita cittadina già da 6 anni.
È il momento per l’amministrazione comunale di pianificare la destinazione urbanistica dell’area come verde pubblico non edificabile e di acquistarla al conseguente prezzo.
Sarebbe il momento per i proprietari dell’area di contribuire a dare un positivo sbocco a questa vicenda e sorprenderci con un cambio di visione.
È chiaro, l’impresa di capitale ha come obiettivo il profitto, ma vi sono anche esempi di capitali privati reinvestiti in modo utile per obiettivi di bene generale: imprenditori che investono nella cultura, in opere sociali, in progetti di recupero ambientale.
Pensiamo, ad esempio, ad Adriano Olivetti, convinto assertore dell’idea che il profitto aziendale possa e debba essere reinvestito a beneficio della comunità.
Oppure, in tempi e luoghi più vicini a noi, all’imprenditore veneto Fiorenzo Caspon che acquista terreni abbandonati e alberi da piantare per ricostruire un paesaggio stravolto dai capannoni industriali e dall’agricoltura intensiva e dimostrare che è possibile non limitarsi a sfruttare la terra ma lasciare qualcosa di importante alla generazioni successive.

Non potrebbero gli imprenditori Hager e Signoretti (oltretutto quest’ultimo originario di Arco) anziché avviare nuove azioni legali, accontentarsi di riavere il capitale versato in modo che l’area sia restituita alla città? in funzione del suo recupero paesaggistico e ambientale a verde pubblico ‘incassando’ così un duraturo credito in termini di azioni di respiro, benessere e bellezza?
Guardando la vasta area che in attesa di destinazione, nonostante la siccità, continua a rinverdire perché non si scorda di essere stata campagna, ci piace sognare!
Comitato SAL, Comitato Salvaguardia OlivaiaComitato Sviluppo Sostenibile
Associazione Rotte Inverse
WWF Trentino
Amici della Terra